Salvatore Quinci, primo cittadino del centro siciliano affacciato sull’Africa: “L’emergenza sanitaria è contenuta. E’ quella economica ad essere pesante. I pescherecci carichi del prezioso gambero rosso non sanno più a chi venderlo”.
“Il flagello del coronavirus sta per dare il colpo di grazia ai nostri pescherecci e all’economia mazarese”. Sono attraccati in porto gli 80 pescherecci d’altura di Mazara del Vallo, ondeggiano nel mare piatto di aprile e in un tempo sospeso. “Chi era fuori in mare già da febbraio, è tornato con le stive piene del prezioso gambero rosso che non sa più a chi vendere. E le decine di medie e piccole imbarcazioni non escono più, se non qualcuna sporadicamente per un po’ di pesce da smerciare al dettaglio nelle pescherie”. Lo racconta Salvatore Quinci, il sindaco della città siciliana affacciata sull’Africa, che guida una lista civica dopo avere battuto un anno fa lo sfidante leghista. Attualmente gli 80 pescherecci (trent’anni fa erano 600) danno lavoro a oltre 600 persone per un indotto di 2.500 addetti e un fatturato di 70 milioni all’anno.
Sindaco Quinci, è scoraggiato?
“Sono preoccupato. Ma la speranza non mi abbandona. Diversamente non sarei qui a fare il sindaco di una città di 51.600 abitanti che abbiamo ereditato con grossi problemi di bilancio e che è ricca di contraddizioni”.
Teme di più l’emergenza sanitaria o quella economica?
“Non voglio ancora cantare vittoria. Tuttavia l’emergenza sanitaria a questo punto è contenuta. Abbiamo avuto 4 casi di contagio e, tra questi, una persona è morta avendo patologie pregresse. E’ l’emergenza economica ad essere pesante. Non sappiamo cosa succederà “dopo”. La situazione può diventare drammatica”.
I pescatori di Mazara sono fermi?
“Si è fermato tutto. La principale gamba economica di Mazara è la pesca. Ma è bloccata tutta la filiera. E’ interrotta la commercializzazione del pescato, la trasformazione, ogni cosa. I pescatori e i capitani sono in ferie forzate”.
Il grido d’allarme lanciato dai pescherecci è stato: siamo rovinati. Cosa sta accadendo?
“Il settore era già in crisi, lo svuotamento è iniziato da tempo per i mazaresi, legato allo spopolamento del mare Mediterraneo che ha sempre meno pesce, al caro carburante e alle regole europee troppo generaliste. Il coronavirus dà oggi il colpo di grazia”.
Gamberi rossi pescati e a rischio di essere buttati via?
“Alcuni pescherecci che erano già fuori da inizio febbraio, sono tornati con il prezioso carico di gamberi rossi e non hanno più trovato chi rifornire: non ci sono grossisti, ristoratori, nessuno a cui consegnare il congelato che raggiungeva tutta Italia”.
Cosa si può fare?
“Intanto ampliare le celle frigorifere. E poi? E poi ci si fermerà, se va avanti così, se il confinamento continuerà”.
Ci sono misure della Regione e del governo?
“La Regione ha appena dichiarato lo stato di crisi per agricoltura e pesca. Ma si attendono stanziamenti e misure. E la Ue a sua volta va chiamata alle proprie responsabilità. Ci vogliono finanziamenti, aiuti”.
E come Comune cosa fate?
“Noi ci siamo. E garantiremo la tenuta sociale, benché il bilancio sia in bilico. Nessuno è lasciato indietro. Abbiamo ricevuto 438 mila euro dal governo per i buoni pasto. Abbiamo raggiunto 3 mila persone, anche se quelle che potrebbero avere bisogno saranno il doppio. Ci sono state donazioni. Mazara sta mostrando il suo cuore migliore. Abbiamo sospeso il pagamento dei tributi: tutto ciò che possiamo, lo faremo”.
A Mazara vivono molti maghrebini. Qualcosa è cambiato in questi giorni?
“Abbiamo una comunità di 3 mila maghrebini che vengono prevalentemente da Mahdia. A gennaio con il ministero degli Esteri tunisino abbiamo sottoscritto un progetto per l’integrazione che riguardava “Casa Tunisia”. Ma adesso il circolo è chiuso. La comunità tunisina si sostenta con la pesca. E’ un’intera comunità che non ha più lo sbocco economico”.
Mazara ha due porti.
“Sì. Il porto Canale da otto anni attendeva il dragaggio e finalmente i lavori erano cominciati. Sospesi ora! E il porto peschereccio, che speriamo in futuro sia più ampio e importante. Crediamo nel futuro, nonostante tutto”.
(Fonte: repubblica.it di GIOVANNA CASADIO)