L’euro compie vent’anni. La moneta unica è stata lanciata il primo gennaio 1999: inizialmente solo per le transazioni contabili e finanziarie e tre anni più tardi anche con banconote e monete di uso comune. All’alba del 1999 l’euro diventa la valuta ufficiale per 291 milioni di persone in 11 Paesi: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Oggi l’Eurozona comprende 19 Stati.
L’area euro è quindi molto cresciuta in questi suoi primi vent’anni di vita, inglobando ben otto Stati. Ma la moneta unica ha ben presto fatto discutere, tra Europa a due velocità, polemiche sul potere d’acquisto, e la carta del quantitative easing, lanciata da Mario Draghi nel 2012 per far galleggiare l’area euro dopo la grande crisi iniziata nel 2008.
Il fattore Draghi e il nodo Italia – Il “bazooka” del governatore dell’Eurotower, con il programma di finanziamento delle economie nazionali con l’acquisto dei titoli di Stato, ha evitato che l’austerity strozzasse molti Paesi euro, ma questo non è bastato per evitare che i membri dell’eurozona vivessero sulla loro pelle esperienze profondamente diverse proprio della moneta unica. L’Europa a due velocità, quella “nordica” e quella mediterranea, ha profondamente penalizzato in particolare la nostra economia.
Il report di Bloomberg sui primi vent’anni dell’euro dice che l’Italia, “legando la sua economia ad alta inflazione all’export tedesco senza adottare misure per aiutare la competitività delle imprese, ha perso una guerra di logoramento”. Ecco dunque che il nostro Paese ha visto il potere d’acquisto cadere drasticamente in questi vent’anni, a fronte di un aumento generalizzato. Abbiamo perso il 3,8% dal 1999 a oggi, secondo un’indagine del Sole 24 Ore del lunedì. Ma le ragioni sarebbero legate a fattori tutti interni: dalla bassa crescita al calo della produttività alla crisi della politica industriale, che vanno ad aggiungersi a una politica fiscale restrittiva che ha aggravato la recessione.
UNA STORIA LUNGA VENT’ANNI – Questi gli effetti finali, tra luci e ombre, di un progetto nato con tante speranze di unità, stabilità, crescita comune, come sancito nel 1992 dal Trattato di Maastricht. Ecco le tappe del lungo processo dell’euro nei due decenni passati.
– Il 31 dicembre 1998, alla vigilia del debutto dell’euro, i tassi di cambio definitivi vengono resi noti dalla nuova Banca centrale europea: un euro varrà 1,95583 marchi tedeschi, 6,55957 franchi francesi e 1.936,27 lire italiane. Migliaia di funzionari nelle banche e nelle Borse di tutta Europa restano al lavoro nelle vacanze di Natale e di Capodanno per assicurarsi che tutto sia pronto quando i mercati finanziari riapriranno il 4 gennaio. I negozi si preparano a esporre i prezzi in due valute.
– Il primo gennaio 1999 l’euro diventa la moneta ufficiale per Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. La nuova valuta può essere utilizzata per i bonifici bancari e per i pagamenti tramite assegno e carta di credito.
– Lunedì 4 gennaio 1999 si celebra il battesimo della moneta unica sui mercati dei cambi. Un euro inizialmente scambia per più di 1,18 dollari, ma poche settimane dopo scivola a meno di un dollaro e alla fine di ottobre raggiunge il livello più basso di sempre, a 0,8230 dollari.
– Il primo gennaio 2001 la Grecia entra nell’area euro: è il dodicesimo paese ad adottare la moneta unica.
– Il primo gennaio 2002 l’euro diventa moneta legale ufficiale, vengono messi in circolazione circa 15 miliardi di banconote e oltre 50 miliardi di monete. Cambia la vita di 304 milioni di europei, che iniziano a familiarizzare con la nuova valuta. Le valute nazionali vengono gradualmente eliminate, in un processo che si conclude il primo marzo dello stesso anno.
– Il 15 luglio 2002 l’euro raggiunge nuovamente la parità con il dollaro.
– Nel 2003 la Svezia, con un referendum, si unisce alla Danimarca e alla Gran Bretagna nel respingere la moneta unica.
– Negli anni successivi nuovi Paesi membri dell’Ue scelgono di adottare l’euro: la Slovenia nel 2007, Cipro e Malta nel 2008, la Slovacchia nel 2009, l’Estonia nel 2011, la Lettonia nel 2014 e la Lituania nel 2015.
– Il 15 luglio 2008 l’euro raggiunge un tasso di cambio da record, scambiando a 1,6038 dollari, mentre gli Stati Uniti sono scossi dalla crisi dei mutui subprime. A novembre, tuttavia, l’eurozona entra in recessione.
– Nel 2010 esplode il problema dei debiti sovrani in Europa. A maggio l’Ue e il Fondo monetario internazionale intervengono con un salvataggio da 110 miliardi di euro per la Grecia, che si impegna in un severo piano di austerità. Un mese dopo l’euro precipita sotto 1,20 dollari.
– A novembre anche l’Irlanda, le cui banche sono soffocati dai debiti, ottiene un piano di salvataggio Ue-Fmi da 85 miliardi di euro. Il Portogallo riceve analoghi aiuti, per 78 miliardi di euro, nel maggio 2011.
– Il 25 luglio 2012 il tasso di interesse dei titoli di Stato della Spagna sale al 7,6%, scatenando il timore di un crollo dell’euro. Il giorno dopo il presidente della Bce, Mario Draghi, in un celebre discorso promettere di “fare tutto il necessario per preservare l’euro”.
– Nel mese di agosto del 2012, in una sola settimana, la Bce riacquista obbligazioni di Paesi della zona euro per 22 miliardi, sostenendo soprattutto l’Italia e la Spagna. In ottobre l’Ue decide di cancellare una parte del debito greco ed estendere una nuova serie di prestiti.
– A maggio 2014 la moneta unica torna a salire e raggiunge quota 1,40 dollari, frenando le esportazioni. Nel giro di pochi mesi, anche per effetto del Quantitative Easing della Bce, l’euro crolla a 1,05 dollari. A luglio del 2015 la Grecia ottiene un terzo piano di salvataggio per evitare che finisca fuori dalla zona euro.
– Nel 2016 la Bce dichiara di voler interrompere l’emissione della banconota da 500 euro entro la fine del 2018. La banconota è accusata di essere uno strumento di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.
(Fonte: Tgcom24.mediaset.it)