E come potevamo noi cantare…. |
esordiva Quasimodo nella sua celebre lirica durante l’occupazione nazista di Milano. Oggi non è una guerra, non ci assale l’orrore ma i sentimenti di angoscia e di sbigottimento abitano dentro di noi.
E come potevamo noi cantare con le grinfie del virus tese a due passi da noi, con attorno il suo minaccioso ronzìo???
E come potevamo pensare di annullare la nostra esistenza per mesi e mesi per poi abituarci ad uno stato di precarietà perenne??
E come pensare, anche per un attimo, che il figlio, il nipote, l’amica, il fratello ci fossero nemici trasformandosi in crudeli strumenti del diabolico virus??
Come potevamo pensare che una nonna si dovesse precludere la felicità di commuoversi nell’abbraccio col nipotino??
E come potevamo pensare che non potessimo fare progetti di lavoro, di matrimonio, di viaggi, di eventi, di feste, di incontri e che fosse vietato alla nostra anima di nutrirsi della bellezza dell’arte??
Come pensare che i bambini, simili a freddi robot, non potessero giocare insieme strattonandosi e rotolando a terra felici, dopo un goal, l’uno sull’altro?
E come potevamo pensare che fosse impedito dare la mano, avvicinarsi, parlare, sussurrare all’orecchio, donare una carezza???
Come pensare ad un’esistenza di anime in volo, di reclusi liberi, di monadi senza finestre??
Come pensare ad un gemito represso, ad una speranza indomita, ad una forza inesauribile???
E come potevamo pensare che si potesse morire disperatamente soli senza un ultimo addio?
Rosanna Catalano
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