In via preliminare è utile ed opportuno distinguere due grandi macroaree che comprendono i disturbi psichiatrici: le nevrosi, caratterizzate da una base ansiosa, generalmente derivanti da un conflitto inconscio, e le psicosi. Con il termine “disturbo psicotico” (o più comunemente “psicosi”) si intende un disturbo psichiatrico caratterizzato da un distacco dall’ambiente che circonda l’individuo a seguito di una grave alterazione dell’equilibrio psichico con compromissione dell’esame di realtà, comportamento disorganizzato e disturbi del pensiero -come deliri e allucinazioni-. In particolare, l’allucinazione è una falsa percezione in assenza di uno stimolo reale, mentre il delirio è un convincimento errato incorreggibile. Le forme più comuni di psicosi sono la paranoia, il disturbo bipolare e la schizofrenia. Insorgono spesso tra i 18 e i 35 anni e la causa può definirsi multifattoriale, ovvero legata alla compresenza di fattori biologici (predisposizione genetica e un alterato funzionamento di neurotrasmettitori, quali ad esempio la serotonina e la dopamina), psicologici e sociali. È dunque probabile che tali fattori possano creare in alcune persone una vulnerabilità che porta, in condizioni di stress particolarmente accentuato o cronico, allo sviluppo di tali disturbi. Una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché non riesce più a pensare con chiarezza oppure perché è convinta che qualcosa o qualcuno influenzi i suoi pensieri; può non riuscire più a lavorare come prima, come se avesse perso la capacità di fare cose che prima sapeva fare o come se non potesse più concentrarsi a prendere decisioni; può avere difficoltà a parlare con altre persone o non averne più voglia e non provare più piacere a farlo. In altre parole, il soggetto cerca di ricostruire una realtà che gli si è parzialmente disgregata davanti e lo invade in una serie di frammenti d’esperienza, separati tra loro e non più pienamente significativi. Il mondo gli appare insopportabilmente estraneo, minaccioso, ostile, falso, crudele, e soprattutto destrutturato e disgregato. Il delirio offre un significato e un senso che, seppur incomprensibili, permettono alla persona di riorganizzare un mondo che, in modo alterato, può comunque ricominciare a funzionare. Per quanto concerne il delirio, ne esistono differenti tipologie di delirio classificate in prevalenza per la natura del loro contenuto, ad esempio, tra i più comuni vi sono quello di gelosia, persecuzione e riferimento. Meno comune, ma comunque presente e spesso di difficile identificazione, è il delirio mistico o religioso, che ha come tema centrale la religione e più nello specifico la relazione con la divinità. La persona può affermare di essere in contatto profondo con la divinità, di dover pertanto attivare dei comportamenti e assolvere dei compiti, fino al sentirsi egli stessa la personificazione della divinità. Le convinzioni deliranti e immodificabili sono spesso accompagnate da allucinazioni, in cui ad esempio la persona può sentire delle voci o vedere la figura della divinità, in un vissuto personale di profonda angoscia. Il trattamento delle psicosi punta in primo luogo a ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale ed è, soprattutto in fase acuta, di tipo farmacologico. È fondamentale poi associare un intervento psicoterapeutico – riabilitativo.
Dott.ssa Alessia Zappavigna -Psicologa