Nella nostra condizione di semiclausura si comincia ad intravedere una via attraverso la quale tornare a vivere o per lo meno tentare di vivere. Quella che ci aspetta non è di certo la vita,quella che conosciamo,quella che,con i suoi alti e bassi,ci faceva sentire sereni e al contempo ci eccitava per la sua irrazionalità.
La possibilità di pensare,scegliere, decidere senza limitazioni estrinsecava il nostro essere mutevole,fluido, magmatico come lo definisce Pirandello, a volte illogico e ci offriva una condizione non certo di felicità ma sicuramente di appagamento. Potremo mai abituarci ad un’esistenza, seppure temporanea, fatta di calcoli,regole,istruzioni, misurazioni? Una vaga reminiscenza mi porta all’affermazione di Nietzsche secondo cui la conservazione e l’adattamento equivalgono allo spegnersi della vita. E’ vero! Stiamo quasi spegnendo la nostra vitalità. A poco a poco ci accorgiamo che è più semplice e liberatorio stare a casa piuttosto che uscire bardati di mascherine,guanti,occhiali, ed entrare in quel clima di stress e di sospetto che ti fa aborrire chiunque si avvicini troppo o chi non porti la mascherina o chi non esiti a formare gruppo. Ti guardi intorno e cerchi spazio, sempre più spazio maneggiando mentalmente un metro che misuri la distanza tra te e gli altri. Sia con tuo marito che da sola nella tua passeggiata cerchi disperatamente la solitudine! E mi vengono in mente i versi di Petrarca ”e gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human la rena stampi” e rido dentro di me al raffronto tra la sua ricerca di spazi deserti per nascondere le pene d’amore e la nostra per la paura del virus.
Ci attende l’estate col suo caldo insopportabile,col suo mare limpido,con le sue incantevoli serate e la domanda d’obbligo è: ”Come faremo?”. L’idea di rinunciare all’ombrellone, alla pizza, al cinema all’aperto,al gelato in uno di quei tavolini presi d’assalto da una marea di persone, al teatro, al ristorante,alla processione della Madonna,al Fistino di S.Vito mi manda in agitazione al punto tale che preferirei che non arrivasse e mi viene in mente quella bella canzone di Bruno Martino “Odio l’estate”.
Suscita atroci dubbi sentire che al ristorante i tavoli saranno divisi dal plexiglas e che ci sarà una distanza di sicurezza. Fidarsi o non fidarsi? E come faremo a mangiare con la mascherina? Un momento di relax può diventare un incubo? Spinti dall’esasperazione io credo che lo faremo, ci abitueremo anche a questo!Se ci voltiamo indietro ci meravigliamo della nostra forza e della nostra capacità di affrontare questa tragica emergenza.
Nonostante tutto quello che ci fa paura è guardare in faccia questo virus!
Il terrore ci paralizza, subentra in noi la voglia di non fare,di non volere,di rimandare e ci apprestiamo inconsapevoli a scendere nel pendìo pericoloso della noia. Gli interrogativi non finiscono mai. Spesso mi convinco che anche gli scienziati di certezze ne abbiano ben poche. Tutto è avvolto nel dubbio! I tentativi della ripartenza da un lato ci fanno piacere, non saremo reclusi,potremo spostarci e incontrarci con figli e amici ma dall’altro nesiamo angosciati per lo spettro di un aumento della curva epidemiologica.
Quella normalità così scontata, così grigia, così denigrata ci manca da morire! E ci viene un tonfo al cuore nel sentire i virologi che la vita sarà molto diversa,ci rendiamo conto che è così ma soffriamo maledettamente perché non la vogliamo un’altra,vogliamo assolutamente quella. Ci appartiene, è nostra, ce la siamo sudata, ci spetta!
In attesa di notizie su cure e vaccini ci amareggiamo al pensiero di lunghi mesi. Ci amareggiamo è un eufemismo! Vorremmo urlare forte la nostra disperazione!! Vorremmo urlare la nostra disperazione per tutti quei morti che continuano, vorremmo urlare la nostra disperazione per la rabbia dei commercianti,degli imprenditori,degli artigiani,di un mondo sociale che sta soffrendo tanto. Sicuramente questo momento passerà, ce lo lasceremo alle spalle, lo racconteremo ai nostri nipotini col sorriso sulle labbra, come si racconta una guerra.
Confidiamo in Dio e in un virus che abbia pietà di noi!
Rosanna Catalano