Era il 23 gennaio 2019. Le immagini di Wuhan deserta e dei cittadini reclusi affacciati alle finestre scorrevano davanti a noi.
Un senso di compassione per questi poverini che non avevano potuto festeggiare il Capodanno cinese ci prendeva ma ancor di più ci colpivano le immagini di una città, quanto mai industrializzata, completamente deserta. “Meno male che siamo così lontani! Fatti loro!” abbiamo subito pensato racchiusi nel nostro mondo dorato inespugnabile. Dopo alcuni giorni le prime avvisaglie ci presentavano il conto rinchiudendoci a poco a poco in città deserte e prive di vita.
Colti da uno stato di incoscienza e di incredulità ci siamo messi a cantare al balcone e abbiamo abbracciato l’idea di appropriarci di quel tempo che sempre ci manca. Quanto al virus figurarsi se la Scienza nel ventunesimo secolo non è in grado di distruggere un minuscolo corpuscolo!! Qualche mese di lockdown e poi tutto tornerà come prima, compreso il virus. Tornerà nel suo posto in Cina, in seno ai pipistrelli scordandosi di noi. Da subito la realtà ci offrì tutt’altre immagini. Tanta superficialità si scontrò col numero dei morti e con gli ospedali colmi di malati. Quante bare davanti ai nostri occhi di ghiaccio!! E fu allora che abbiamo preso coscienza dell’incredibile uragano che si era abbattuto sull’umanità intera e pian piano, senza accorgercene, ci siamo resi conto di essere entrati in un film horror ed in quel film i protagonisti principali eravamo noi, contro la nostra volontà, contro ogni possibile e folle congettura. Non ci siamo arresi e, confidando nella Scienza e nell’aiuto di Dio, ci siamo battuti come belve per vincere questa battaglia accettando ogni sorta di sacrificio e di rinuncia, accettando pure la sfida di bloccare la nostra esistenza. Con una buona dose di pazienza abbiamo affrontato l’emergenza fino a trascorrere la Santa Pasqua a casa lontano dai figli.
Morirà senz’altro con il caldo!!! Il sole cocente lo ucciderà!!
Poi il 17 maggio la tanto sognata ripartenza. Le misure restrittive si allentavano e poco per volta abbiamo ricominciato a vivere anche in mezzo alle macerie economiche.
L’estate ci ha portato contagi minimi e ci siamo dati alla vita con l’euforia che prova un prigioniero quando lascia il carcere. Abbiamo assaporato il mare, le serate estive, la famiglia riunita attorno ad un tavolo, le gioie dei nipotini, gli amici, i parenti, la pizza. I teatri pian piano ricominciavano ad affollarsi offrendoci briciole di svago e la colazione al bar non era più un miraggio e abbiamo ripreso a viaggiare. Ormai era solo un brutto sogno, ce lo eravamo lasciato alle spalle!! Anche quei giorni tutti uguali e così ripetitivi erano alle spalle. Eravamo stati bravi, anche la Scienza prendeva confidenza con le cure e pure la via del vaccino era finalmente percorribile a breve.
Siamo tornati a provare quel delirio di onnipotenza e di sicurezza per cui niente può minacciare il nostro pianeta se non lo vogliamo. Quante volte in passato siamo stati colti dal terrore di una guerra nucleare!!! Abbiamo sempre confidato nel buon senso e nell’intelligenza dell’uomo. Avrà tutti i difetti possibili, malvagio, falso, imbroglione, traditore, bugiardo, come lo definiva Machiavelli, ma mai così pazzo da scatenare una guerra che coinvolga il nostro Occidente!! Il virus ci stava abbandonando e solo ora comprendevamo la bellezza della nostra vita quasi a ricordarci quel concetto leopardiano del “Piacer figlio d’affanno” nella Quiete dopo la tempesta. “Ogni cor si rallegra, in ogni lato risorge il romorìo. Sì dolce sì gradita quand’è com’or la vita??” La tempesta era passata provocando in noi una gioia indicibile.
A scaraventarci di nuovo nell’incubo ci ha pensato subito lui, il mostro, quasi facendosi beffa della nostra ritrovata felicità. Non contento di nessun patto ha ripreso tutta la sua crudeltà con un furore mai visto propinando in pochi giorni 700 morti al giorno, e anche di più, in ciascuna Nazione.
Nuovamente asserragliati nelle nostre case in preda alla solitudine e alla pazzia abbiamo ricominciato la nostra clausura fino a trascorrere le feste di Natale come degli extraterrestri inebetiti.
Quante volte abbiamo represso la voglia immensa di urlare, di piangere, di abbracciare, di baciare, di ridere???? Quanta tristezza e quanto squallore nelle città!! Un soffio di vento e siamo ritornati al punto di partenza. Ci chiediamo se ogni sacrificio è stato inutile e in alcuni momenti il pessimismo ha la meglio fino a dubitare di ogni possibile speranza. Ci sono i vaccini!! Si, ma è una corsa ad ostacoli. Le difficoltà sorgono ogni benedetto giorno. Ci sono, non ci sono! Ci rifiutiamo di sentire. Vogliamo non sapere!!! E la domanda che ci poniamo spesso è se riusciremo a farcela. La nostra voglia di vivere si conserverà tenace o cederemo??
Questa enorme “pupazzata” pirandelliana in cui non viviamo ma ci vediamo vivere ci porterà alla pazzia proprio come asseriva il grande drammaturgo siciliano?? “Fuori di chiave” era la condizione dei suoi personaggi che avevano capito il gioco della vita e “fuori di chiave” siamo noi in un ruolo che non è il nostro. A noi non spetta osservare coscienti la finzione della realtà, noi vogliamo solo vivere.
Rosanna Catalano