Conosciuta per l’elegante poetica della sua arte e l’impegno sociale del suo lavoro, Giuseppina Giordano propone con Please, Teach Me the Language of a Rose una mostra immersiva e sensoriale che unisce agli aspetti materiali dell’opera artistica quelli più effimeri, combinando riferimenti testuali allo stimolo dell’uso dei sensi. Protagonista della mostra è la rosa, definita “regina dei fiori” dalla poetessa Saffo, per la ricca storia di significati simbolici. Il riferimento letterario dell’artista è però ben più vicino e si rifà alla poetica di Giorgio Caproni, la cui ricerca era mirata alla rappresentazione dell’illusorietà del linguaggio: “Buttate pure via ogni opera in versi o in prosa / nessuno è stato in grado di dire / cos’è, nella sua essenza, una rosa”. L’ultima installazione di Giuseppina Giordano offre così un’intima e multisensoriale conoscenzaesplorazione della rosa, facendo riaffiorare attraverso i sensi il fascino e il potere di questa associazione.
Il pubblico viene invitato a sedersi o distendersi su un pavimento di velluto in un ambiente meditativo per stimolare l’immaginazione e il ricordo attraverso le sensazioni. Il progetto si anima letteralmente intorno alla spettatore in un ambiente sonoro di vocalità umane, nato dalla collaborazione con il musicista Fabio R. Lattuca, che evoca senza mostrare, come in una grande metafora sensoriale che riguarda il vuoto e la contemplazione. La melodia, In Bloom, esprime la volontà di imitare il suono dello sbocciare dei fiori, con lo scopo di evocare un campo fiorito che dialoga con un video in cui la comunicazione è affidata al linguaggio dei segni.
Lo spazio è occupato da 21 vasi di varie forme, colori e dimensioni, ciascuno dei quali è stato modellato secondo le raffigurazioni di vasi realizzati da alcuni pittori del XX e del XXI secolo (da Picasso a Morandi, De Pisis, Matisse, Suzanne Valadon fino a Roy Lichtenstein). I vasi sono composti da pasta di petali di rose, secondo una tecnica antica praticata in diverse religioni per la produzione di rosari e, successivamente, di gioielli in epoca vittoriana. Si tratta di una vera e propria opera dentro l’opera a cui l’artista ha dato il titolo di “Smells like content”, proprio per la caratteristica di questi vasi di emanare odore di rose pur essendo vuoti.
Forma e sostanza, contenuto e contenitore, si ibridano e si sovrappongono, secondo una riflessione specifica sul vuoto e l’essenza delle cose.
La mostra nella sua interezza è un mezzo per stimolare i sensi a cogliere, per associazione, l’immagine di una rosa ma senza raffigurarla sfruttando linguaggi differenti. La rosa viene estrinsecata come medium, capace di generare linguaggi, emozioni, riflessioni, incrociando la storia dell’arte, la poesia, lo zen e diverse culture. Lo spazio dell’installazione è un invito a prendere tempo, un tempo che sta sbocciando, un tempo altro.
La giovane artista utilizza la rosa sia da un punto di vista materico che su un piano concettuale. Questa poetica della rosa è sbocciata durante una residenza al MASS MoCA, Massachusetts Museum of Contemporary Art nel 2018 che ha dato vita a The Wall of Delicacy (Ode to America) un’opera partecipata. L’opera rappresenta una barriera, un filo spinato completamente rivestito di piccoli boccioli di rosa inseriti attentamente uno a uno ed esposti al passare del tempo. Un esercizio di delicatezza che permette l’incontro tra l’arte e la meditazione e che in questo caso si sofferma sui confini, sulla caducità dei limiti e sulle loro ambiguità. Giuseppina Giordano è stata invitata a riproporre l’allestimento durante la prima edizione di BienNoLo, la biennale d’arte contemporanea svoltasi a Milano lo scorso maggio.
Biografia artista
Giuseppina Giordano nasce a Mazara del Vallo il 25 Novembre 1987. Nel 2007, abbandonati gli studi di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università di Palermo, si trasferisce a Milano, dove vive tuttora, per frequentare l’Accademia di belle arti di Brera dove consegue il diploma di primo livello in Pittura nel 2012 e nel 2016, presso la medesima accademia, consegue il diploma di secondo livello in Scultura. Dal 2017 è beneficiaria della borsa di ricerca della The Secular Society. Nel 2018 è artist in residence al The London Summer Intensive, Slade School of Art e Camden Arts Centre, Londra e nel 2019 è artist-in-residence al MASS MoCA, Massachusetts Museum of Contemporary Art, USA. Una prima mostra personale risale al 2017 ospitata CEAC Chinese European Art Center di Xiamen OPEN MOUTH/CLOSED MOUTH, da questa esperienza deriva il primo Wall of Delicacy (Ode to China) (2018), realizzato con gusci di ostrica e vetro. Oltre alla versione di The Wall of Delicacy (Ode to America) iniziata nel 2019 e in corso; del 2018 è l’opera Romantic Porn, realizzata da un intreccio di rose e tubi al neon. E’ stata finalista nei premi Arte Laguna, Combat, Arteam cup nel 2019, e nel Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee nel 2018.
Info mostra Taubman Museum of Art, Roanoke (Virginia)
Ufficio stampa Studio Battage
Margherita Baleni – Ariana Lomolino