Nella costa settentrionale del Perù, in un promontorio che si affaccia sull’Oceano Pacifico, gli archeologi hanno portato alla luce gli scheletri di oltre 140 bambini tra i cinque e i 14 anni. Accanto a loro giacevano anche le ossa di 200 giovani lama. La notizia della scoperta di quello che potrebbe essere il più grande sacrificio rituale di bambini nella storia dell’umanità è stata data dal National Geographic. “Personalmente, non me lo aspettavo. E penso che nessun altro avrebbe potuto immaginarlo”, ha dichiarato John Verano, un antropologo che lavora nella regione da più di tre decenni. L’archeologo peruviano Gabriel Prieto, alla guida del team di ricercatori, crede che i bimbi e gli animali siano stati uccisi durante un unico rituale avvenuto circa 550 anni fa durante l’impero Chimú. All’apice del suo splendore questa civilizzazione controllava un territorio di circa mille chilometri che si estendeva lungo la costa del Pacifico e le valli interne fino all’attuale confine tra Perù ed Ecuador. Un potente impero, inferiore solo agli Incas.
Il luogo del ritrovamento, conosciuto come Huanchaquito-Las Llamas, si trova a poco più di 300 metri sul livello del mare, accanto a dove adesso sorge un complesso residenziale. I 140 bambini sacrificati avevano un’età compresa tra i 5 e i 14 anni e dagli scavi è emerso che furono sepolti verso il mare mentre le ossa dei lama erano poste verso est, guardando le alte vette delle Ande. Gli scheletri presentavano la rottura dello sterno e della cassa toracica, un aspetto che ha portato gli archeologi a ritenere che durante il macabro rito alle vittime fosse stato tolto il cuore. I ricercatori, inoltre, hanno rinvenuto sui teschi dei bambini tracce di un pigmento rosso ottenuto dal solfuro di mercurio; un’ulteriore prova che l’uccisione in massa dei bimbi facesse parte di una cerimonia di sacrificio umano.
L’analisi delle impronte rinvenute ha permesso agli archeologi di ricostruire anche le varie fasi del rituale. Il gruppo di bambini e i lama avrebbero percorso un lungo cammino prima di arrivare al luogo dove furono uccisi e sepolti. Il massacro accaduto a Las Llamas, tuttavia, sembra essere un fenomeno finora sconosciuto e che ha portato a chiedersi cosa avesse spinto gli Chimú a commettere un atto simile. “Quando le persone conoscono quello che è successo e la sua portata, la prima cosa che mi chiedono sempre è perché”, ammette Grabiel Prieto. Lo strato di fango che è stato trovato durante gli scavi ha spinto i ricercatori a supporre che il sacrificio sia avvenuto in un periodo di forti piogge e inondazioni legate a fenomeni climatici come quello de El Niño. Le alte temperature marine – sostengono gli studiosi al National Geographic – hanno probabilmente alterato la pesca, mentre le inondazioni costiere potrebbero aver messo a repentaglio l’estesa infrastruttura dei canali agricoli del Chimú. Haagen Klaus, un professore di antropologia alla George Mason University e membro del progetto Las Llamas, suggerisce che le società lungo la costa settentrionale del Perù potrebbero aver fatto ricorso al sacrificio dei bambini quando ritenevano che quello degli adulti non fosse sufficiente. “Le persone sacrificano ciò che considerano più prezioso”, ha spiegato. “Potrebbero aver visto che il sacrificio degli adulti non era efficace a fermare le piogge. Ma è impossibile saperlo senza una macchina del tempo”, ha concluso il professore.
Dalle cronache dell’epoca coloniale spagnola, e poi dagli scavi archeologici, è emerso che i sacrifici umani fossero una pratica comune tra le antiche civilizzazioni degli Aztechi, Maya e Incas. Tuttavia, la scoperta degli archeologi in Perù è senza precedenti. “Las Llamas è un luogo unico al mondo e ci porta a pensare che esistano altri posti come questo nella zona. Quello che abbiamo portato alla luce potrebbe essere solo la punta dell’iceberg”, conclude Prieto.
(Fonte: Fanpage.it)