I mafiosi spostarono le piantagioni di marijuana da Partinico a Marsala. Troppi controlli della polizia, meglio andare lontano dalla provincia di Palermo. Con un accorgimento: le nuove piantagioni erano controllare da uomini armati.
È stato il pentito Sergio Macaluso, reggente del mandamento di Resuttana, a svelare il retroscena confluito nel processo di appello nato dalle indagini sull’omicidio del maresciallo Silvio Mirarchi.
Per la piantagione di contrada Ventrischi, a Marsala, sono stati condannati Nicolò Girgenti, bracciante e vivaista, accusato anche dell’omicidio del militare, Francesco D’Arrigo e Fabrizio Messina Denaro. L’unico assolto è stato Francesco Lo Iacono, genero di D’Arrigo, omonimo e nipote dello storico capomafia di Partitico. Lo Iacono è stato arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di avere incendiato una concessionaria di auto nello stesso blitz che ha portato in carcere Giuspepe Biondino, nuovo capomafia di San Lorebnzo. Macaluso, però, lo ha accusato di due omicidi.
Mirarchi fu assassinato quando si avvicinò alle serre di marijuana. Secondo l’attuale ricostruzione, Girgenti lo avrebbe scambiato per un ladro e fece fuoco. Nel processo è entrato il verbale di Macaluso, zio di Lo Iacono. È stato il neo pentito a svelare, infatti, di essere figlio di un altro Francesco Lo Iacono, uomo d’onore di Partinico.
Il nipote, secondo il suo racconto, “si è dedicato molto alla piantagioni di marijuana che a Partinico sono diventate motivo di sopravvivenza dato che le estorsioni vanno male… ha fatto molto denaro con i traffici di erba”. Ad un certo punto però “sia a Carini (altra piazza delle coltivazioni, ndr) che a Partinico le cose si erano ristrette, addirittura gli elicotteri da sopra riuscivano a fotografare le piantagioni e le scoprivano tutte”. Così si rese necessario trovare dei “capannoni nella zona di Marsala che ancora era più vergine, non sfruttata negli ultimi anni… avevano trovato dei luoghi dove piantare 576 mila piante”. Contemporaneamente nacque l’esigenza della vigilanza armata: “Nelle piantagioni all’aperto, ovviamente specialmente che erano fuori Partinico, fuori il suo territorio, loro ci andavano armati… avevano sempre qualche fucile”. Un fucile è l’arma che ha ucciso il maresciallo Mirarchi.
(Fonte: Livesicilia.it – Riccardo Lo Verso)