Il quadro che emerge in provincia di Trapani dalla relazione conclusiva sullo stato di utilizzo dei beni confiscati alla mafia in Sicilia, presentata dalla Commissione Antimafia in ARS, appare sconcertante: molti i beni confiscati affidati ai Comuni – ma mai assegnati – e un’attività del Consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo finora praticamente inesistente.
Nella mia attività consiliare ho portato da subito all’attenzione dell’Amministrazione Comunale il tema dei beni sottratti alla criminalità organizzata rilevando la stagnazione delle procedure burocratiche per l’affidamento di immobili e terreni a fini sociali. Appena insediata la Prima Commissione, nell’estate 2019, ho posto il problema della mancanza di un Regolamento Comunale per la Gestione dei Beni Confiscati e che finalmente, grazie anche alla spinta del nuovo Segretario Generale e del Dirigente del 3° Settore, è ad un passo dal voto in aula.
All’atto del rinnovo dell’adesione del Comune di Mazara al Consorzio per le Legalità e lo Sviluppo, insieme al mio gruppo consiliare, abbiamo chiesto di stabilire parametri di valutazione del lavoro svolto in tema di assegnazione di beni, motivo principale dell’esistenza dello stesso consorzio che dovrebbe rappresentare un presidio di legalità nel territorio e non l’ennesima sovrastruttura.
Auspico che la relazione della Commissione Antimafia possa stimolare un cambio di rotta su questo tema per dare compimento alle intuizioni della Legge Rognoni-La Torre che nel riutilizzo a scopi sociali dei beni confiscati vede il vero atto di giustizia contro l’attività illecita delle mafie che nella nostra provincia trovano ancora un terreno troppo fertile.
La politica locale non deve distogliere le proprie attenzioni dalla lotta alle mafie, anzi deve perseverare nelle azioni a contrasto della cultura mafiosa, ancora troppo radicata nella società mazarese.
Leggo nei suggerimenti della Commissione Antimafia degli importanti spunti a conforto delle azioni amministrative messe in atto a Mazara, in attesa che le tante realtà sociali presenti sul territorio possano avere uno slancio grazie alle potenzialità della legge 109/96 sgravata del peso della burocrazia e sostenuta da adeguati finanziamenti.