Se uscivano di casa, dovevano essere accompagnate (dalla madre, dal padre, da un fratello, da una persona adulta). Vietato parlare, e tanto meno ballare, con gli uomini. E anche gesticolare, ridere a bocca aperta, discorrere ad alta voce, cantare a squarciagola, vestire in modo provocante, stare alla finestra, andare al cinema. I matrimoni venivano combinati dalle famiglie e le ragazze dovevano arrivarci “illibate”. Studiare con la prospettiva di un lavoro, neanche a parlarne. Questa la Sicilia degli anni‘60. La legge nazionale d’altra parte rispecchiava un costume ancora rigoglioso in tutto il Sud: c’era il delitto d’onore, il matrimonio riparatore, l’infanticidio per motivi d’onore, leggi che vennero abrogate nel 1981, solo quarant’anni fa. Questo lo scenario in cui si muove Silvia, la protagonista del romanzo della scrittrice mazarese Francesca Incandela, tornata in libreria con il romanzo intitolato ” La conta dei giorni sbagliati”, edito da Multiversum, che è stato presentato nell’ambito della rassegna letteraria “Il mare colore dei libri” a Marsala. Silvia è la figlia della povertà per vecchie tradizioni, non soltanto culturale e della emarginazione sociale, ha subito le scelte altrui per tradizioni ancestrali ed usanze. “Per scrivere una breve novella – afferma – Francesca Incandela – ho impiegato due – tre pomeriggi, per definire “La conta dei giorni perduti”, circa un decennio”. Silvia ha una voce incantevole, è la protagonista bambina, le piace correre in aperta campagna, così vera nella semplicità e nella sicurezza, le vengono dettate dal padre e dalla zia come le regole del matrimonio («Le regole del matrimonio sono: metti il vestito bianco, percorri la navata fino al prete e dici sì»). E’ un romanzo particolare suddiviso in due parti: la prima, ambientata in Aspromonte e più in generale in un meridione arcaico, impoverito dalla recente guerra ( la seconda guerra mondiale) e dalla incessante emigrazione, segue la crescita della protagonista, Silvia, orfana di madre, costretta a badare sin da piccola ai fratelli e al padre, un pastore quasi sempre assente, taciturno e immerso nel lavoro. A 16 anni, la protagonista ancora una volta deve cedere ad altrui volontà e sposare un uomo molto più anziano di lei, un campiere al servizio di un nobile decaduto diventato ricco dopo la morte del suo padrone. Silvia la ritroviamo nella seconda parte, ambientata a Palermo, protagonista con una nuova identità, poi l’incontro con un giovane colto che le offre una seconda occasione di amare e ritrovare un senso alla sua vita. Una stori di amore che sbuca da un Sicilia ombrosa, che si vuole proiettare in una nuova luce.
Salvatore Giacalone