L’oasi regionale di protezione e rifugio della fauna di Capo Feto di Mazara, è abbandonata a sé stessa. E c’è anche l’indignazione dei cittadini per quello che potrebbe essere e rappresentare per il turismo ed invece non lo è. Su e giù per il tempo, il degrado non ha avuto mai una pausa e se escludiamo una pulizia effettuata oltre 5 anni fa dall’ex provincia, da cui dipendeva Capo Feto, poi non si è fatto più nulla. Dall’oasi si può entrare ed uscire quando e come si vuole perché non ci sono cancelli, non c’è vigilanza e non ci sono cartelli di divieti, non c’è nulla che possa proibire alla gente di invadere la zona e il litorale con auto ed attrezzature per bivaccare o sfrecciare con i motoscafi fino al margine della costa. Un cittadino di Mazara, Roberto Gancitano, che da dieci anni vive a Busto Arsizio per motivi di lavoro, torna sempre a Mazara nel periodo estivo “per godere del sole e del mare – dice – che ci offre questa meravigliosa terra. Quest’anno, mi vergogno quasi a dirlo, ho scoperto alla età di 36 anni la Riserva Naturale di Capo Feto. Non ci sono parole per descrivere il posto: mare cristallino con sfumature tendenti al verde ed al celeste, lunghissima spiaggia selvaggia, pesci colorati nel mare…insomma un paradiso. Però è successo quello che mai avrei voluto vedere: la “schiticchiata” domenicale nella riserva naturale. Frotte di gente di Mazara, Petrosino e Marsala che dalle 9 del mattino montavano in spiaggia tendoni con allestimento di ombrelloni, sdraio, frigobar, tavolini ma soprattutto “fornacelle”per l’immancabile arrostimento…il tutto in una riserva naturale. Sarebbe come mettersi ad arrostire alla Riserva dello Zingaro…impensabile, no? Non vi dico cosa ho trovato sulla spiaggia il giorno dopo: bottiglie di birra, bicchieri e piatti di plastica, carbonella, pannolini, assorbenti, ecc…Ma flora e fauna di una riserva naturale non sono protette?” Il dottore Roberto Fiorentino del Libero consorzio comunale di Trapani e che è stato responsabile dell’oasi fino a quando c’erano le province, tempo fa ha chiarito che “Capo Feto non è una riserva naturale ma un’oasi di ripopolamento faunistico in capo alla ripartizione faunistica della regione siciliana. E’ anche un sito Natura 2000 non affidato in gestione ad alcun ente come tutti gli altri siti 2000 siciliani. Quello che succede a Capo Feto non può non essere attribuito che all’educazione dei cittadini che ne fruiscono. Nessun paragone quindi con lo Zingaro”. Il Labortorio Verde di Mazara di Fare Ambiente, responsabile Enzo Sciabica, però scrive in una nota che “Capo Feto è più che una riserva naturale. E’ vero, infatti, che Capo Feto non è riserva naturale ma è altrettanto vero che, oltre ad Oasi regionale di Protezione e Rifugio della Fauna, è anche Zona di Protezione Speciale, Zona Speciale di Conservazione e Zona Ramsar. Più riconoscimenti internazionali di tutela di così non si può e il vincolo di riserva naturale regionale potrebbe rivelarsi eccessivo, probabilmente utile a qualche Organizzazione non governativa od anche Ente Governativo che, alla vera tutela del patrimonio naturale come vorrebbero le leggi, potrebbe mirare di più ai benefici economici regionali derivanti dall’affidamento della gestione. Il Laboratorio Verde di Mazara del Vallo, aderente all’Associazione Fare Ambiente, ha chiesto alla Regione e al Ministero dell’Ambiente – continua Sciabica – d’intervenire per salvare Capo Feto, dato che “i livelli territoriali inferiori di governo”, (regione e provincia) non si sono dimostrati all’altezza di prevenire i danni inferti alla nota zona umida”.
(Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone)