Da molti anni le differenti amministrazioni che si sono succedute a Mazara del vallo hanno avuto ben chiaro il problema che ha rappresentato il mancato dragaggio del porto canale e della foce del fiume Mazaro .
Il fenomeno chiamato “marrobbio” , ossia il repentino innalzamento del livello del mare che incanala con molta violenza l’ingresso delle acque nel fiume Mazaro, determina, proprio a causa della mancata pulizia del porto canale , l’esondazione delle acque, straripando dagli inconsistenti argini laterali e portando dietro se imbarcazioni e qualsiasi altra cosa trovi nel suo devastante cammino.
Nel corso dei decenni tale fenomeno ha causato spesso e volentieri danni ingenti alla già fragile economia delle attività legate alla piccola pesca, talvolta con la totale distruzione delle barchette sulle quali molte famiglie traggono il loro sostentamento.
Se da un lato si tratta di un fenomeno naturale e dunque imprevedibile nella sua forza distruttiva ,dall’altro conoscendone oramai , grazie a previsioni meteorologiche sempre più affidabili , la periodicità del suo verificarsi , basterebbe mettere in atto quelli che sono i rimedi per limitare se non annullare gli effetti devastanti di tale evento.
Su tutti la pulizia del canale e della foce del fiume che annullerebbe o limiterebbe l’esondazione dal momento in cui tale fenomeno si dovesse riverificare .
In qualsiasi paese al mondo un canale navigabile che tagli in due una città ,e che permetta di poter ammirare le bellezze artistiche e culturali ,sarebbe una ricchezza immensa , Mazara del vallo ha la fortuna d’averlo e siamo stati capaci invece di farlo diventare un problema.
Immaginiamo un fiume navigabile, pulito, e lungo le due sponde attività ricreative, di ristorazione, di intrattenimento, con un arredo urbano e illuminazioni a tema, sarebbe decisamente occasione di uno sviluppo turistico, commerciale, artigianale senza precedenti nella storia della nostra città.
Quasi tutti i candidati sindaci negli ultimi 20 anni, dell’escavazione del fiume ne hanno fatto oggetto di campagna elettorale e nessuno, una volta vinte le elezioni, ha avuto la capacità di risolvere il problema, praticando lo sport abituale ossia quello d’addossare la responsabilità agli altri .
Nella fattispecie i ritardi accumulati sono stati causati non solo dalla difficoltà di reperimento dei mezzi finanziari per sostenere l’investimento, ma anche dalla incapacità di trovare una soluzione alternativa all’impasse che si era creata riguardo il deposito dei fanghi di risulta.
I Fatti:
Il deposito dei fanghi di risulta del porto canale avrebbero dovuto essere effettuati nella colmata B antistante il fiume oggetto del dragaggio.
Avviene che in questa colmata artificiale dove originariamente era previsto un grande piazzale al servizio del porto, si è formata una laguna artificiale dove vanno a nidificare differenti e interessanti specie ornitologiche.
Gli ambientalisti di par loro hanno fatto ostruzionismo per lungo tempo impedendo così il deposito dei fanghi di risulta in quanto divenuta tale colmata un oasi naturale .
Ma tutto ciò sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, essere stato superato da un compromesso che i “contendenti” (ambientalisti vs amministrazione ) hanno raggiunto decidendo che il deposito dei fanghi, anziché effettuarli nella colmata B ora divenuta oasi naturale, conferirli invece poco più avanti, per intenderci proprio dove atterra la sopraelevata, anche se a tutto ciò si frapporrebbe immediatamente dopo l’avvenuto deposito, il decreto Ronchi che in breve stabilisce quanto segue : I materiali provenienti dal dragaggio devono essere depositati in una area di stoccaggio provvisoria per un periodo non superiore a 30 giorni. Vanno caratterizzati con codice C.R. e devono essere trasportati nelle discariche di rifiuti speciali non pericolosi.
Verrebbe da chiedere. ci son voluti 10 anni per trovare una soluzione che albergava a pochi metri dal sito incriminato?
Ad ottobre del 2019 in pompa magna e gongolante il nuovo sindaco di Mazara del Vallo, alla presenza del presidente della regione Musumeci e altre Autorità, annunciava l’avvio dei lavori di escavazione del porto canale.
Ma cosa accade subito dopo? L’ufficio del Genio Civile chiede all’Amministrazione Comunale con nota ufficiale del 13 novembre del 2019, che la nuova area individuata per il deposito dei fanghi di risulta, venga adeguatamente preparata per il ricevimento degli stessi.
A tale nota ne seguono altre due e precisamente il 4 dicembre del 2019, e 8 gennaio del 2020 , e solamente a quest’ultima dopo i ripetuti solleciti del Genio Civile , l’AC si degna di rispondere.
Il contenuto della risposta non è dato sapere benché facilmente immaginabile.
La domanda che il cittadino si pone è la seguente : quali sono le ragioni per cui la nuova area individuata non è stata ancora messa nelle condizioni di ricevere tali materiali ? ( da sopralluoghi fatti e per diretta ammissione del dirigente del terzo settore, nessuna opera di bonifica è ancora iniziata.)
Dal roboante annuncio di inizio lavori avvenuto come detto ad ottobre,arrivati ad oggi sono trascorsi tre mesi e ancora non si vede la luce.
Se le motivazioni di tali intollerabili ritardi dovessero essere collegati alla mancanza di fondi, e sembrerebbe proprio di si, la domanda che sorge è la seguente:
“ Ma se non ci sono i soldi per questo intervento propedeutico all’escavazione, quali sono le ragioni per cui si assumono consulenti , portavoce , capo di gabinetto, si impegnano spese per associazioni culturali alcune delle quali non hanno nemmeno la sede legale nella nostra città, si elargiscono denari a società di comunicazione e pubblicità, si spendono soldi per l’acquisto di comodissime poltrone per uffici , soldi per rifare le stanze agli assessori ,soldi per riparare automezzi il cui costo è due volte superiore al valore dell’automezzo stesso, e sprechi di ogni altro genere” ?
Si è in attesa da circa 20 anni , non si può aspettare oltre.
Il dragaggio del canale è una priorità assoluta. L’unica consolazione che rimane è che almeno per il momento l’uccellino è al riparo, e gli uccellacci lo sono sempre meno.
A.P.I. Associazione Progetto Isola. “ PRESENTE “