Tremilaquattrocento abstract dedicati al melanoma, patologia in aumento in tutto il mondo e protagonista di tante ricerche presentate in questi giorni all’Asco. Con dati che confermano i benefici dell’immunoterapia anche a lungo termine
• LA MEMORIA IMMUNOLOGICA
Tra i dati più interessanti quelli dello studio di fase III Keynote-006 e quelli del Keynote-001 che hanno valutato l’efficacia di pembrolizumab in pazienti con melanoma avanzato. Il primo studio ha dimostrato che l’efficacia dell’immunoterapia si mantiene a lungo nel tempo, anche dopo il termine della cura. L’86% dei pazienti con melanoma metastatico trattati con pembrolizumab, molecola immunoterapica anti-PD-1, mantiene la risposta dopo la sospensione del trattamento. E a 5 anni è vivo il 41% dei pazienti trattati con la molecola. “In pratica – spiega Mario Mandalà, dirigente medico Unità di Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e responsabile del Centro per la cura e la ricerca del melanoma (Ce.R.Mel.) – si sviluppa una ‘memoria immunologica‘ che mantiene la risposta anche dopo 20 giorni dall’interruzione del trattamento nell’86% dei pazienti”. Per quanto riguarda l’endpoint primario di sopravvivenza globale nello studio KEYNOTE-006, il tasso a quattro anni è pari al 41,7% nei due bracci combinati di pazienti trattati con pembrolizumab rispetto al 34,1% nel braccio di pazienti trattato con ipilimumab. Nei pazienti naïve (non pretrattati), i tassi di sopravvivenza sono 44,3% nei bracci combinati di pazienti trattati con pembrolizumab e 36,4% nel braccio di pazienti trattati con ipilimumab.
• LO STUDIO COLUMBUS
Tra gli studi selezionati nell’ambito dei ‚Best of Asco‘ c’è anche il Columbus presentato proprio oggi al congresso dell’American Society of Clinical Oncology. Lo studio ha confrontato la combinazione di encorafenib e binimetinib rispetto al vemurafenib in monoterapia su 597 paienti con malanoma metastatico Braf-mutato che non avevano mai fatto terapia o erano stati precedentemente trattati con immunoterapia. “La combinazione del BRAF inibitore encorafenib con il MEK-inibitore binimetinib – spiega Paolo Ascierto Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli – aveva già evidenziato una sopravvivenza globale mediana di 33,6 mesi rispetto ai 16,9 mesi con vemurafenib in monoterapia. I dati presentati oggi ci dicono che siamo passati dal 63% dei pazienti in monoterapia al 76% di pazienti vivi ad un anno grazie a questa nuova combinazione”. Si passa al 58% rispetto al 43% a due anni e al 47% verso il 32% a tre anni. Inoltre, il risultato si mantiene nel tempo perché il 30% dei pazienti che fanno la combinazione a tre anni non ha ancora avuto la progressione della malattia.
VIDEO: Il 75% dei pazienti vivi ad un anno
• MELANOMA RESECATO IN STADIO III-IV
Nella sessione ‘Melanoma/Skin Cancers’ del congresso dell’American Society of Clinical Oncology sono stati presentati anche i risultati aggiornati dello studio di Fase III CheckMate-238 che ha valutato nivolumab rispetto a ipilimumab in pazienti con melanoma in stadio IIIB/C o IV ad alto rischio di recidiva dopo resezione chirurgica completa. Nei risultati aggiornati dello studio, nivolumab ha continuato a mostrare una sopravvivenza libera da recidiva (RFS) – endpoint primario dello studio – statisticamente più lunga, pari al 62,6%, vs 50,2% con ipilimumab a un follow-up minimo di 24 mesi in tutti i sottogruppi chiave, inclusi gli stadi di malattia e lo stato di mutazione BRAF.
• COME SCEGLIERE IL FARMACO ADATTO
Insomma, le armi terapeutiche a disposizione degli oncologi per cronicizzare il melanoma sono di più e più efficaci. Ma come scegliere tra tanta offerta? Il criterio dell’efficacia non è l’unico: “E’ la strategia che fa la differenza nella sopravvivenza – spiega Paola Queirolo, responsabile del DMT (Disease Management Team) Melanoma e Tumori cutanei all’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Nella scelta di un farmaco conta anche la tollerabilità che permette di tenere i pazienti in terapia per più tempo. Sappiamo che le altre combinazioni per il trattamento del melanoma metastatico comportano effetti collaterali come febbre e foto-sensibilità. E allora magari per un giovane paziente che vuole poter fare attività all’aria sportiva all’aria aperta si può dare in alternativa questa nuova combinazione che è invece ottimamente tollerata”.
• MELANOMA IN AUMENTO TRA I GIOVANI
Negli ultimi anni il melanoma è in continuo incremento. “È diventato il quinto tumore per incidenza nel nostro paese: il secondo nelle donne e il terzo nell’uomo è in aumento tra i giovani si iniziano ad avere minorenni con melanoma. Soprattutto sono in aumento tra i 30 e i 50 anni” conclude Queirolo.
(Fonte: Repubblica.it – IRMA D’ARIA)