La rotta seguita dai migranti nel Mediterraneo occidentale non si ferma neanche in inverno e purtroppo continua a fare vittime. Dodici persone sono morte nel mare di Alboran, al largo delle coste spagnole, altre dodici sono disperse.
I loro corpi sono stati trovati dal Salvamento Maritimo, l’organizzazione statale di soccorso, sul fondo di una imbarcazione sulla quale sono stati tratti in salvo altri 33 migranti sopravvissuti. Secondo le loro testimonianze, la barca era partita dalle coste del Marocco, esattamente da Cape del Agua, due giorni fa, la mattina del 18 dicembre. A bordo sarebbero stati in 56.
Secondo fonti della Croce Rossa spagnola, le vittime ( una delle quali morta in ospedale poco dopo il ricovero) sono dieci uomini e due donne, una delle quali incinta. La barca in difficoltà è stata localizzata dalla nave di ricerca Hesperides. Proseguono le ricerche di altri tre gommoni che sarebbero partiti nelle stesse ore con il mare in tempesta.
Secondo i dati aggiornati dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, sono 2217 fino al 16 dicembre le vittime dei viaggi attraverso il Mediterraneo. E, nonostante la metà degli arrivi complessivi sulle coste europee nel 2018 sia in Spagna ( con oltre 55.000 persone) la rotta più pericolosa si conferma quella dalla Libia verso l’Italia che, a fronte di un calo dell’80 per cento degli sbarchi, ha fatto comunque segnare un numero doppio di morti ( 1306 contro i 744 della rotta dal Marocco verso la Spagna).
E proprio oggi dal porto spagnolo di Algeciras ha preso il largo una nuova naveumanitaria della Ong tedesca Sea eye. La nave, che per la prima volta batte bandiera tedesca, è intitolata al professore Albrecht Penck. A bordo 18 membri di equipaggio tra cui diversi scesi dalla Aquarius di Msf e Sos Mediterranee ormai in disarmo dopo che le due Ong hanno annunciato la fine della missione vista l’impossibilità di trovare uno Stato disposto a fornire una bandiera. La nuova nave umanitaria è diretta nella zona Sar libica al momento sguarnita di soccorsi diversi da quelli della Guardia costiera di Tripoli.
(Fonte: Repubblica.it – Alessandra Ziniti)