Finisce poco prima delle 20 l’odissea della Lifeline, rimasta per otto giorni in mare aperto. Gli ultimi due a 25 miglia dalla costa maltese, con mare forza 5 e vento a 40 nodi. Il via libera all’attracco è arrivato nelle prime ore del pomeriggio. Scortata da una nave della marina militare, la carretta dei disperati ha fatto rotta verso la Valletta a 3 nodi, praticamente a passo d’uomo, ed ha impiegato oltre sei ore per raggiungere l’ingresso del porto, un’altra mezz’ora per completare l’ormeggio al molo ‘Boilers Wharf’ di Senglea. La nave blu ha poi issato la bandiera gialla, quella dell’emergenza medica, che diventa anche il simbolo della resa. E mentre il sole tramonta e dalla capitale della Cultura arrivano le note di un party, la Lifeline va incontro al suo destino. Sul molo l’attendono medici in tuta bianca, decine di poliziotti, ambulanze, sei pullman della polizia ed uno sparuto gruppo di ‘Patrioti maltesi’ che issa lo striscione ‘Stop human trafficking’. Le operazioni si concludono poco dopo le 21. Lo stallo si era sbloccato all’ora di pranzo, quando il premier Joseph Muscat ha annunciato l’accordo ad hoc tra otto paesi per distribuirsi i 234 migranti raccolti la settimana scorsa al largo della Libia. Francia e Italia hanno detto sì, assieme a Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Olanda. La Germania no, anche se è verosimile che la ‘carriera’ della Lifeline sia finita qui.
All’arrivo in porto, il capitano Carl Peter Reisch ed i nove membri dell’equipaggio sono stati interrogati mentre il capitano potrebbe essere fermato su ordine della magistratura maltese che, come annunciato da Muscat, ha aperto un’indagine per disobbedienza agli ordini della Guardia Costiera italiana. A bordo della nave, si è appreso in serata, c’era anche un giovane fotografo freelance italiano: Danilo Campailla, 30 anni, originario di Vittoria, in provincia di Ragusa, che ora aspetta di sapere se sarà indagato o meno dalle autorità maltesi.
Il comandante della Guardia Costiera all’ANSA: ‘Risponderemo sempre agli sos’.
Il probabile fermo così come il sequestro della nave erano stati anticipati in conferenza stampa dal premier, ma in serata il portavoce della Ong, Axel Steier, arrivato ad attendere l’imbarcazione sul molo della Valletta, ha negato di essere a conoscenza di alcun provvedimento. Ma intanto emerge che tutti i membri dell’equipaggio hanno provveduto a nominare avvocati difensori. E se da una parte Steier non riesce a spiegare compiutamente il controverso punto della registrazione della nave (che secondo Muscat ha solo una licenza da diporto), dall’altra lancia un appello: “Speriamo che gli stati membri dell’Unione europea riescano ad organizzare operazioni di search and rescue che permettano ai privati di non doversi occupare di salvare le vite. Il comandante ha deciso di non tornare in Libia perché molte delle persone a bordo erano fuggite dai campi e dalla torture subite in Libia”
(Fonte: Ansa.it)