Centosettanta vittime in due naufragi. Centosettanta persone morte in mare dall’inizio dell’anno, nelle acque di quel mar Mediterraneo che anche nel 2019 si conferma «cimitero dei migranti». I barconi del sogno europeo non si fermano e continuano a partire dalla Libia, in fuga da «violenze e abusi», dalle torture dei centri di detenzione. Solo oggi altri tre gommoni sono stati avvistati al largo di Tripoli, due sono stati riportati in Libia, mentre un altro con a bordo 47 migranti è stato soccorso da Sea Watch che resta in attesa di indicazioni dalle autorità per un porto sicuro.
L’ultima tragedia è avvenuta ieri mattina, quando le autorità libiche avvistano un gommone in difficoltà con 50 migranti a bordo a nord di Garabulli. La Guardia costiera di Tripoli, che aveva stimato in 50 il numero di persone a bordo, invia prima una motovedetta – poi costretta a tornare indietro per avaria – e poi allerta un mercantile battente bandiera liberiana per soccorrere il natante. Nel frattempo, un paio d’ore dopo, il gommone viene avvistato anche dall’Aeronautica militare italiana che riferisce di 20 persone a bordo.
Un altro naufragio, invece, è avvenuto nei giorni scorsi ed è costato la vita a 53 migrantiche tentavano di raggiungere l’Europa sulla rotta nel Mediterraneo occidentale, in direzione della Spagna. Un sopravvissuto, riferisce l’Unhcr, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo le cure mediche in Marocco. Ed oggi, proprio in Spagna – a Barcellona – sono scesi in strada attivisti e volontari dell’ong OpenArms, in corteo per le strade della città sulle note di «Bella Ciao». Sulla tragedia di ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso «profondo dolore», mentre il premier Giuseppe Conte si è detto «scioccato».