Assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Alessandro Gori, alias lo Sgargabonzi, non ha diffamato Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone la bambina scomparsa a Mazara del Vallo. Ieri mattina la giudice Isa Salerno ha pronunciato sentenza di assoluzione, non una sorpresa in realtà dal momento che anche la pm Michela Rossi aveva chiesto l’assoluzione del comico aretino, difeso dall’avvocato Nichi Rappuoli, affermando che “le parole usate sui social a nostro avviso non costituiscono diffamazione, ma rientrano nella sfera della satira”.
Si chiude così una vicenda durata sette anni. Era il 2014, decimo anniversario della scomparsa di Denise, quando lo scrittore aveva promosso un evento che lo avrebbe visto protagonista al Circolo Aurora con alcune frasi che Piera Maggio aveva ritenuto diffamatorie. Lo spettacolo, alla fine, era stato annullato perché la madre di Denise Pipitone, tramite i suoi legali, aveva presentato una diffida. Ne è nato il procedimento che si è concluso ieri. “Se sono contento? In realtà no – così Alessandro Gori commenta la sentenza – sono stati sette anni senza senso e la sentenza di oggi (ieri per chi legge nda) ne è la conferma. La mia famiglia ha dovuto sopportare un fortissimo stress, mettiamoci anche le spese processuali, insomma sono entrato in un tritacarne per nessun motivo, visto che è stato riconosciuto anche dal pubblico ministero che le mie frasi rientravano nella sfera della satira”. Gori continua la sua amara analisi: “Se qualcuno si sente offeso non è detto che l’offesa ci sia, bisogna provarlo. In tribunale hanno stabilito che non ho diffamato nessuno.” In difesa dello Sgargabonzi si sono schierati colleghi comici, ma anche giornalisti, professori universitari, pubblicitari. La difesa in tribunale aveva chiamato a testimoniare Claudio Giunta, Christian Raimo, Matteo Marchesini, Francesco Pacifico e Sergio Spaccavento.
In aula, tutti hanno parlato dei meccanismi della satira e del suo ruolo sociale. Per questo, il processo ad Alessandro Gori è andato molto al di là del singolo caso, e ha preso i contorni di un dibattito sulla satira. Frasi come “Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto dello spot Leerdammer”; “Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: ’E non voglio più vedere quel faccino triste’ . E poi me ne sono andato senza aspettarmi chissà quale roboante ‘encomio’ ma felice di aver fatto un piccolo gesto bello”, non erano pronunciate con l’intento di offendere lo strazio di una famiglia ma, al contrario, con la volontà di colpire il circo mediatico che lucra sul dolore altrui. Questa è sempre stata la versione di Gori, da oggi è anche una verità stabilita in tribunale.
Fonte: Lanazione.it – articolo di DORY D’ANZEO