Il diffondersi delle varianti di Coronavirus sta provocando l’aumento dell’indice Rt nazionale e così molte regioni si preparano a cambiare colore a partire da lunedì. Non sarà così per la Sicilia: l’isola resterà in zona gialla, con un rischio ancora basso certificato anche dall’Ue, che ha inserito la regione tra le aree meno pericolose.
La situazione non è comunque da sottovalutare, i dati infatti parlano di un rialzo dei contagi anche in Sicilia e la curva epidemiologica ha ormai esaurito la sua spinta verso il basso tornando a puntare verso l’alto. Per altre regioni lo scenario è più preoccupante: quattro rischiano di passare in fascia arancione e due in zona rossa.
Secondo i dati dell’ultimo monitoraggio disponibile, quello della settimana scorsa a rischio delle restrizioni maggiori sono Abruzzo e Umbria, con il primo che aveva un Rt nel limite inferiore di 1.11 e un rischio moderato ma con un’alta possibilità di progressione all’alto e la seconda con un Rt nel limite inferiore a 1.12 e un rischio alto. Sono invece Basilicata, Lombardia, Marche e Piemonte che rischiano di entrare in zona arancione. In bilico tra il giallo e l’arancione ci sono invece Friuli Venezia Giulia, Lazio e Puglia.
La bozza del nuovo Dpcm del premier Draghi sarà consegnata oggi ai governatori per essere messa a punto entro lunedì ed è già certo che non saranno previste riaperture. «La situazione è seria, c’è una crescita dei casi in Italia come in altri Paesi come la Francia per l’impatto delle varianti. È perciò necessario non allentare le misure adesso», avverte il ministro della Salute Roberto Speranza.
Il sistema a fasce colorate in ogni caso non è in discussione, così come confermato dal ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini: «Il sistema sarà mantenuto. Finora è stato scongiurato un lockdown generalizzato e questo deve essere l’obiettivo principale anche per le prossime settimane e per i prossimi mesi. Per cambiare completamente un metodo ne serve uno diverso e al momento mi pare che questo non ci sia, perché nessuno ha indicato un metodo alternativo».
Possibile una revisione dei parametri (c’è chi considera troppi i 21 presi attualmente in considerazione) ma al momento gli indicatori non si toccano. Così come non si potrà parlare di ripartenza almeno fino al 6 aprile, data di scadenza del nuovo Dpcm in arrivo. Le uniche eccezioni potrebbero riguardare i cinema e teatri, a cui il Cts potrebbe dare l’ok definitivo per la riapertura delle sale il 27 marzo nel caso in cui la curva dei contagi fosse in discesa.
Fonte: Gds.it