Un blitz della Guardia di Finanza ha scoperchiato l’incredibile controllo che la mafia riusciva ad esercitare in tutti i lavori pubblici a Sciacca, nell’Agrigentino. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo e della compagnia di Sciacca hanno eseguito due ordinanze cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda, nei confronti di 7 presunti esponenti della famiglia mafiosa di Sciacca (5 in carcere e 2 ai domiciliari). Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 100 militari della guardia di finanza, in forza ai reparti di Palermo e Agrigento, che stanno inoltre effettuando perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie dei 22 indagati.
Le indagini avrebbero permesso di ricostruire un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione per la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021, dopo la morte dell’anziano boss Salvatore Di Gangi. A quest’ultimo sarebbe subentrato uno storico uomo d’onore “organico» a Cosa Nostra, già condannato per associazione mafiosa, il quale, come riconosciuto dal gip. si sarebbe affermato grazie alla spiccata capacità di «ergersi come collettore nel settore degli appalti».
Le infiltrazioni
Nel corso delle indagini sarebbe emerso in particolare un penetrante potere di infiltrazione di Cosa nostra nell’economia legale, nei settori delle «costruzioni» e del «movimento terra» per realizzazione di opere pubbliche attraverso estorsioni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura ai danno di imprenditori estranei alla cerchia del nuovo reggente della famiglia mafiosa.
«Il dato complessivo che emerge – come si legge nei provvedimenti cautelari è proprio la persistente capacità d’infiltrazione e di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio da parte dell’associazione mafiosa che ha trovato espressione, da un lato con il controllo pressoché totale nel settore degli appalti e i costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture, dall’altro con il condizionamento del voto in occasione delle consultazioni elettorali».
Tra il 2020 ed il 2023, sarebbe emerso il condizionamento di diversi appalti pubblici, con particolare riferimento alla realizzazione del depuratore, nonché al rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi, avvenuto anche grazie al determinante apporto di imprenditori mafiosi che, sostituendosi di fatto alle società aggiudicatarie, avrebbero sistematicamente eluso la normativa antimafia in materia di sub-appalto mediante l’imposizione delle forniture di materie prime e il nolo a freddo di mezzi.
Il pubblico ufficiale
Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda nell’ambito di un’indagine sulla famiglia mafiosa di Sciacca, c’è anche un pubblico ufficiale, ovvero l’ex responsabile della protezione civile di Agrigento, Maurizio Costa, 64 anni, accusato di corruzione e di falso. Nel 2021, in cambio dei lavori presso la propria abitazione, avrebbe agevolato la società riconducibile a uno degli imprenditori mafiosi per l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca, attestando falsamente il possesso di una certificazione indispensabile per ottenere i lavori.
Lo stesso dirigente avrebbe favorito l’affidamento diretto verso la stessa società dei lavori relativi allo «sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula (Ag)», al «ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del comune di Caltabellotta» e all’«l’intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro dell’autorità giudiziaria in località Scala dei Turchi nel comune di Realmonte».
Le elezioni
Le indagini avrebbero dimostrato anche il tentativo di influenzare le elezioni comunali del 2022 a Sciacca (Agrigento). Il nuovo reggente della famiglia mafiosa avrebbe incontrato un candidato al consiglio comunale per garantirgli appoggio politico. Il Gip ha ritenuto che ci siano elementi idonei per contestare agli indagati il reato di «scambio elettorale politico mafioso».
I nomi
Il gip di Palermo Fabio Pilato ha disposto gli arresti in carcere per: Domenico Friscia, di Sciacca, 61 anni, indagato per associazione di tipo mafioso e scambio elettorale politico mafioso; Domenico Maniscalco, 59 anni, di Sciacca, indagato per associazione di tipo mafioso, usura aggravata, estorsione aggravata, illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata, traffico illecito di rifiuti; Giuseppe Marciante, 37 anni, di Agrigento, indagato per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata; Michele Russo 45 anni di Sciacca (AG) , indagato per associazione di tipo mafioso; Maurizio Costa, 64 anni di Agrigento, indagato per corruzione e falso in atto pubblico.
Ai domiciliari sono finiti i saccensi Rosario Catanzaro, 55 anni, e Vittorio Di Natale, 49 anni, indagati per scambio elettorale politico mafioso.
Fonte: Lasicilia.it