Si aggrava la situazione processuale di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara legata sentimentalmente al boss Matteo Messina Denaro, arrestata dopo la cattura del capomafia. L’originaria imputazione di favoreggiamento contestata all’indagata è stata modificata in associazione mafiosa. Laura Bonafede, figlia dello storico padrino di Campobello Leonardo, fedele alleato dei Messina Denaro, è cugina di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss durante l’ultima fase della latitanza.
Secondo la Procura di Palermo – l’indagine è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca de Leo – Laura Bonafede sarebbe
stata un pezzo fondamentale del meccanismo che per 30 anni ha protetto la latitanza di Messina Denaro. I due, insieme alla figlia della donna, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, avrebbero vissuto insieme e si sarebbero comunque sempre frequentati.
«Eravamo una famiglia», scriveva il capomafia in un pizzino diretto a Blu, uno dei nomi in codice usati per la maestra. Lei si occupava del sostentamento e della sicurezza del boss, gli faceva la spesa durante la pandemia nel timore che si ammalasse e non potesse uscire di casa, condivideva con lui linguaggi cifrati, segretissimi pizzini, affari e informazioni sulla cosca.
Secondo il gip che ne dispose l’arresto, la donna per il padrino nutriva una sorta di adorazione, sentimento che emerge dalle lettere d’amore trovate nei covi del latitante. «Tale adorazione – scrisse il giudice – non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano».
Moglie di un killer di Cosa nostra, Salvatore Gentile, all’ergastolo per due omicidi commissionati da Messina Denaro, avrebbe continuato a vedere il capomafia fino a pochi giorni prima del suo arresto, come testimonia il frame di un video girato dalle telecamere di sorveglianza di in un supermercato di Campobello che li immortala mentre chiacchierano davanti al banco dei formaggi.
Prima in nascondigli segreti che la donna, nei pizzini, chiama «tugurio» e «limoneto», poi a distanza, furtivamente, ogni sabato alle 11, Laura Bonafede e il padrino non hanno mai smesso di vedersi. Gelosa delle altre frequentazioni femminili del boss, astiosa nei confronti dei nemici, così chiamava le forze dell’ordine che la tenevano sotto controllo, la maestra ha scritto decine di lettere a Messina Denaro, trovate in una sorta di diario indirizzato al padrino e trovato nel suo covo di Campobello.
Fonte: Gds.it