È l’organizzazione che, almeno dal 2016, organizzava viaggi della speranza dalla Tunisia alla Sicilia. E, insieme ai migranti, contrabbandava anche sigarette. La procura ha chiesto cento anni di carcere per 12 arrestati in un blitz della finanza tra Marsala, Agrigento, Mazara del Vallo e Firenze. Il processo ha preso il nome dall’operazione Scorpion Fish, coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai pm Claudia Ferrari, Calogero Ferrara e Ferderica La Chioma. L’indagine della procura di Palermo ha fatto emergere una serie di viaggi tra la Tunisia e Marsala.
I collegamenti avvenivano a bordo di gommoni che, sfruttando la relativa vicinanza tra la costa trapanese e il paese nordafricano, consentivano di fare arrivare i migranti in Sicilia in poche ore. Il costo dei viaggi oscillava tra i 5 mila e i 7 mila euro.Ma i trafficanti hanno portato in Sicilia anche oltre 100 chili di sigarette. Per i magistrati, al vertice dell’associazione ci sarebbe stato Jabranne Ben Cheikh, all’epoca già in carcere per vicende legate allo spaccio di stupefacenti, e per il quale è stata richiesta una condanna di 10 anni.
Ad aiutare Ben Cheikh sarebbe stata la compagna Simonetta Sodi, originaria della Toscana, regione in cui risiedono altri imputati. Anche per lei la richiesta i pena è di 10 anni. Il giorno dei fermi, il sostituto procuratore Calogero Ferrara ha parlato della possibilità che i viaggi fossero utilizzati per fare entrare in Europa potenziali jihadisti. A sostegno di questa ipotesi, che tuttavia non è confluita nella formulazione dell’accusa di terrorismo, ci sarebbero anche alcune intercettazioni.