Condannato a trenta anni di carcere uno dei responsabili della morte della giovane Nicoletta Indelicato, uccisa e bruciata nelle campagne di Marsala la notte tra il 16 e 17 marzo dello scorso anno. Si tratta di Carmelo Bonetta, di 35 anni, reo confesso dell’omicidio, condannato con il rito abbreviato dal gip di Marsala che ha accolto la richiesta del pm Maria Milia. Il giudice inoltre ha disposto l’interdizione completa dai pubblici uffici e il pagamento di una condizionale di 300 mila euro.
Procede davanti alla Corte d’Assise di Trapani invece il processo per Margareta Buffa, di 29 anni altra accusata dell’omicidio, amica della vittima. L’uomo sin dall’inizio ha confessato le sue responsabilità, con interrogatori sempre più esaustivi per la ricostruzione dell’omicidio.
“Oggi abbiamo ottenuto un pezzettino di verità in più, ma siamo certi che Bonetta potrebbe continuare a svelare i dettagli di questo macabro omicidio”, dice l’avvocato Giacomo Frazzitta che assieme al collega Piero Marino ha rappresentato i familiari di Nicoletta Indelicato in aula. Dall’autopsia eseguita sul corpo della vittima si evince che quella notte Nicoletta Indelicato provò a difendersi. I due furono arrestati dai carabinieri all’alba del 20 marzo dopo una parziale confessione di Bonetta, che permise il ritrovamento del corpo carbonizzato in contrada Sant’Onofrio. Sin dall’inizio invece l’amica ha negato ogni suo coinvolgimento nell’omicidio.
Durante il processo in corso a Trapani è stata depositata un’intercettazione registrata la notte del 19 marzo nella sala d’aspetto della stazione dei carabinieri di Marsala. “No forse non l’hai capito, non si deve trovare il corpo. Ok? capiscimi”, diceva Margareta Buffa. Alla frase della ragazza, Bonetta la invitava a far silenzio e lei ribatteva: “shh cosa?”. “Si deve calmare la situazione, perché io ho la macchina sequestrata”, precisava il ragazzo e lei aggiungeva: “io devo uscire da qua con la mia macchina e la mia vita, ok?”. A fine 2019 Bonetta venne interrogato dai giudici di Trapani che stanno processando Margareta Buffa. “Anche Margareta ha partecipato all’omicidio” e “assieme abbiamo dato fuoco al suo corpo”, raccontò ai giudici, prima di crollare a causa di un malore per cui fu necessario il ricovero all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani.
Fonte: palermorepubblica.it