Sosteniamo con forza la protesta dell’armamento della pesca siciliano strozzato dal caro gasolio e dalla spietata concorrenza dell’import di prodotto ittico di provenienza nordafricana.
Così Giuseppe Messina, segretario regionale Ugl sulla protesta delle marinerie di Mazara del Vallo e di Licata, che hanno deciso, nelle scorse ore, di spegnere i motori e lasciare in porto i pescherecci perché andare per mare è diventato improduttivo.
“Ci associamo al grido d’aiuto alle istituzioni lanciato delle imprese di pesca e dai pescatori – afferma Messina. Nel settore, il contratto è alla parte con divisione degli utili ma anche dei costi.”
“Ci chiediamo che fine abbiano fatto i 10 milioni di euro stanziati dal parlamento siciliano per sostenere le imprese del settore costrette ad affrontare aumenti incontrollati del costo del gasolio.” E aggiunge: “Paghiamo le conseguenze degli effetti disastrosi dell’aumento della bolletta energetica dal 2021, acuita dalla guerra russo-ucraina.”
“Ci riferiamo alla norma approvata nel maggio scorso dall’Ars in sede di varo della legge di stabilità (legge regionale 13 del 25 maggio 2022) dopo un’ accesa battaglia parlamentare – precisa il Segretario del sindacato – norma che ha previsto lo stanziamento di 10 milioni, fortemente sostenuta e voluta dall’Ugl. Ma questi soldi, adesso, non si sa che fine abbiano fatto.”
“Chiediamo al governo regionale – rilancia Messina – di dare immediata risposta alle imprese di pesca siciliane ed alle migliaia di pescatori sul fronte dello sblocco del contributo quale concorso per la copertura delle spese sostenute per il consumo del gasolio negli anni 2021 e 2022, di farsi promotore di maggiori controlli all’ingresso del prodotto ittico nei mercati siciliani e di tutelare concretamente il prodotto siciliano e la sua filiera.”
Ed ecco l’affondo del sindacalista: “Le imprese di pesca pagano lo scotto di una politica nel complesso distratta e poco vocata a leggere la geopolitica nel Mediterraneo perché è chiaramente sleale la concorrenza delle attrezzate marinerie del Nord Africa che pescano negli stessi areali dei siciliani ma che acquistano il carburante a meno della metà e che, per di più, non sono soggette a limiti di maglia, di aree di pesca e di periodi di accesso alle acque pescose dell Canale di Sicilia.”
L’auspicio finale dell’Ugl: “La politica si svegli, intervenga e non pensi solo alla campagna elettorale mentre settori economici fondamentali per l’economia nazionale e regionale rischiano di chiudere definitivamente.”
Comunicato